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L’inferno negli occhi dei Bambini della Liberia

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Le bambine/i della Liberia.

Molte hanno perso la vita, altri non hanno i genitori. Gran parte si sono ritrovati con i padri e le madri mutilate.

E già, ancora piccolissimi, rapiti e privati della loro infanzia.

Privati di educazione e di cure mediche, sino ad essere reclutati e sfruttati come soldati.

avete capito bene, all’età di 5/6 anni già impugnano un fucile o un mitra!

C’è chi impugna soltanto bombe a mano

Solo a guardarle viene la pelle d’oca. Sì, ad impugnarle sono solo bambine/i.

Così inizia la storia di Gwladis:

“Avevo solo quattro anni quando i ribelli invasero il nostro villaggio, bruciando tutte le case e uccidendo gran parte di chi risiedeva li.

Al mio papà gli amputarono dapprima il braccio ma siccome non strillò per il dolore fu decapitato sotto i miei occhi e quelli dei miei 5 fratellini. Era forte mio papà!

Mentre la mia mamma fu stuprata e picchiata da tanti uomini e per finire fu sbudellata.

Si hai capito, tagliarono il suo addome ed estirparono degli organi, perché in questi posti della Liberia per diventare una vera guerriera devi mangiare il cuore o il fegato della tua vittima così che il suo spirito ti accompagnerà nella tua lotta alla libertà del nostro paese.

Ed è proprio così che ha inizio la mia vita da soldato e da concubina dei miei comandanti!

Scusatemi non riesco e non voglio raccontare le atrocità che ho commesso.

(Inizia a piangere)

Vi ricordate che vi ho detto che ero la concubina dei miei superiori?

I miei superiori erano sette.

Quindi vi lascio immaginare quello che ero costretta a fare dopo una giornata di assalti e crimini commessi contro le mie stesse sorelle e fratelli.

Ed io nella mia disgraziata vita sono stata una delle più fortunate.

Molte bambine che sono state rapite, violentate o ridotte a varie forme di schiavismo sessuale, e non solo per i nostri comandanti ma per un esercito intero. Le più piccole morivano proprio durante gli stupri dei soldati e non solo da loro, ma anche dei soldati delle grandi agenzie che voi chiamate “missioni di pace”.

Senza che faccio il nome.

Ragazzi scusate io devo andare, spero solo che non mi odierete dopo quello che vi ho raccontato.

Ora vi chiedo scusa per quello che ho fatto e chiedo scusa soprattutto a Dio!

Ma anche alle mamme e ai papà che ho tolto i loro beni più preziosi.

Le loro vite, i loro figli

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