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Pioggia rossa e cielo scuro sulle anime innocenti dell’RDC.

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Da decenni si utilizza la definizione di “crisi umanitaria” per raccontare ciò che accade nella Repubblica Democratica del Congo, dove conflitti armati, disastri naturali e focolai di malattie divengono caratteristiche imprescindibili per la descrizione dello stato delle cose. Nonostante il tasso di povertà del più grande Paese dell’Africa sub-sahariana sia leggermente diminuito negli ultimi due decenni, in particolare nelle zone rurali, la Repubblica Democratica del Congo rimane una delle aree più povere del mondo.

Un contesto di crisi aggravato dallo stato politico, dalla guerra e interessi economici del mondo che si proiettano in questa terra.
Una persona su tre nella Repubblica Democratica del Congo soffre di fame acuta, in totale si tratta di 7 milioni su circa 27,3 milioni di persone che vivono in stato di insicurezza alimentare.

La matematica è diretta e senza scrupoli anche se si parla di vite umane e l’ultimo allarme è stato lanciato lo scorso aprile dalle Nazioni Unite insieme all’Organizzazione Mondiale per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e l’agenzia del World Food Programme.
Oltre alla fame le malattie hanno la meglio sulla vita di tante persone.

Malaria, colera, HIV.
una semplice tosse può far morire un bambino.

Tante ONG hanno già abbandonato questa terra, troppo pericolosa, troppo rischiosa soprattutto quando si tratta di “bianchi”, di “muzungu”.
Eppure i bianchi ci sono, nascosti dietro le quinte o nelle ricchezze che non appartengono né mai sono appartenute a loro.
Noi di Operatori Sanitari nel Mondo abbiamo cerchiamo di fare il nostro DOVERE, perché non è compassione quello che ci spinge ad essere qui, è semplicemente dovere aiutare questa gente, questi bambini. Ognuno di loro con la propria storia, ognuno di loro merita il riscatto da questa vita.
Vogliamo dare voce al loro silenzio forzato.
Una persona alla volta, una vita alla volta.

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