Tutto questo è possibile grazie a voi. Anche quest’anno, i bambini del Sud Kivu avranno l’opportunità di andare a scuola con le nuove divise scolastiche. Ringraziamo coloro che hanno scelto di rinunciare a un semplice caffè per rendere possibile questo gesto.
Basta 1€ ciascuno per regalare sorrisi e speranza. Operatori Sanitari nel Mondo non è solo coinvolto nei progetti di sicurezza alimentare, malnutrizione e malattie tropicali, ma si impegna anche ad aiutare le famiglie più bisognose.
La scuola in Congo, così come in molti Stati africani, è privata e, nonostante le diverse categorie, è necessario pagare una retta, il materiale e la divisa, senza le quali non si viene ammessi in classe. Se desideri dare una mano anche tu ad aiutare Operatori Sanitari nel Mondo ad alleggerire le spese scolastiche di una famiglia in difficoltà, sarai parte di un gesto di solidarietà che cambierà la vita di questi bambini.
Jean Marie, una bambina di 4 anni, sta lottando contro la malnutrizione, in particolare contro il “kwashiorkor”, e combatte anche contro le “funza” (funghi penetranti), larve di vermi che hanno invaso il suo corpo.
Oggi abbiamo avviato un trattamento con latte terapeutico (Nutriset) e antibiotici (amoxicillina). C’è la speranza che Jean Marie possa superare queste sfide, ma la triste realtà è che ci sono molti altri bambini che non riusciamo ancora a raggiungere, nonostante il nostro impegno incrollabile.
“Se si cura una malattia, si può vincere o perdere, ma quando si cura una persona, si vince sempre, indipendentemente dall’esito della terapia.”
Dopo due settimane, vediamo progressi positivi grazie ai trattamenti, alimentati anche dal vostro prezioso contributo. Non lasciateci soli in questo difficile percorso.
Unisciti a noi mentre camminiamo insieme per la salute dei bambini.
Sono trascorsi circa 24 mesi dall’apertura della nostra organizzazione. È difficile raccontare quello che facciamo ogni giorno, non solo in ambulatorio e per le strade di Castel Volturno, ma anche in Africa. Vogliamo provare però a fare un bilancio anche per i tanti che ci hanno sostenuto. Sarà un racconto lungo, ma ogni punto è per noi una grande soddisfazione. Nel 2021/22 abbiamo aperto 2 ambulatori medici e altri due reparti per la lotta alla malnutrizione negli ospedali nelle zone del Nord e Sud Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, dove l’80% dei bambini soffre ancora di malnutrizione acuta. Abbiamo fornito loro le cure necessarie per far fronte a questa piaga in collaborazione con Nutriset, che ci ha fornito cibo e latte terapeutico. I nostri operatori locali sono presenti quotidianamente sul territorio per offrire assistenza alla popolazione locale, con oltre 9.492 visite mediche effettuate. Qui a Kivu abbiamo anche contribuito alla costruzione di un pozzo in collaborazione con il coordinamento solidale ed altre organizzazioni umanitarie. Grazie al vostro aiuto, abbiamo fornito letti per un ospedale in Burkina Faso, dove siamo presenti dal febbraio scorso. In collaborazione con le suore burkinabesi, abbiamo curato 636 bambini affetti da malnutrizione e sostenuto un ospedale in Costa d’Avorio fornendo aiuti sanitari. In Liberia, abbiamo attivato progetti di reintegrazione di ex bambini soldato in collaborazione con un’ONG locale. In Senegal, siamo stati presenti due volte negli ultimi quattro mesi per assistere i bambini orfani di strada. Abbiamo allestito un ambulatorio temporaneo in un villaggio in Kenya, visitando i bambini della scuola e del villaggio, e negli ultimi mesi abbiamo inviato aiuti sanitari in Ucraina. Dal 2024, grazie a BuildOn Italia, prevediamo di aprire un nuovo ambulatorio in Sierra Leone. In Italia, abbiamo sostenuto oltre 250 famiglie attraverso l’assistenza sanitaria, alimentare, legale, psicologica e vestiario grazie alla nostra sede a Castel Volturno. Qui, molti hanno trovato supporto anche nell’accesso ai servizi pubblici e nell’assistenza alla genitorialità tramite i nostri sportelli. Abbiamo visitato e curato l’incredibile numero di 1.300 bambini, distribuendo quasi 7.000 farmaci di varia natura e fornendo macchine per aerosol. Stiamo assistendo molti malati positivi all’HIV/AIDS/SIFILIDE, scoperti grazie ai nostri test e in collaborazione con le strutture ospedaliere pubbliche, durante l’assistenza alle donne vittime della tratta. In alcuni casi siamo riusciti a togliere dalla strada più di una ragazza e offrire loro la possibilità di cominciare una nuova vita. Riuscendo, in alcuni casi, a togliere dalla strada ragazze e transgender vittime di sfruttamento. Una di queste ragazze ha deciso poi di seguire un corso di mediazione per aiutarci nel nostro lavoro e diventare un’operatrice sociale. Mentre sempre una nostra assistita ha inaugurato un salone di estetica e parrucchiere. A dimostrazione che basta un piccolo aiuto per avere una seconda possibilità nella vita. Allo stesso modo, aiutiamo i transessuali attraverso la mediazione, fornendo informazioni sulle malattie che possono contrarre a causa delle loro attività lavorative. Contestualmente, distribuiamo preservativi, mascherine, disinfettanti e farmaci per qualsiasi malattia sessualmente trasmissibile. Durante la pandemia, abbiamo effettuato e continuiamo ad effettuare tamponi per la rilevazione del virus SARS-CoV, curando e assistendo coloro che risultano positivi.
Abbiamo distribuito l’incredibile numero di un milione tra protezioni, disinfettanti e mascherine, continuando a sostenere la campagna vaccinale nazionale, grazie alla presa in carico dei nostri mediatori culturali, con 993 migranti vaccinati. Siamo molto orgogliosi di aver potuto aiutare alcuni bambini autistici grazie alla collaborazione tra i nostri mediatori pediatrici e pedagogisti. Inoltre, abbiamo fornito assistenza ginecologica a donne che non avevano mai avuto visite specialistiche prima di allora.
I nostri donatori ci hanno anche aiutato ad acquistare 600 zaini e tutto il materiale necessario affinché i bambini possano frequentare la scuola e da non molto abbiamo dato il via anche ad un nuovo progetto chiamato “Missione Sorrisi” con la collaborazione di Dentisti ed Igienisti presso il nostro ambulatorio per le cure dentarie e l’igiene orale. Tutto ciò arricchito dalla preziosa collaborazione con l’associazione Casper Animation che intrattiene, ogni volta che si tiene un evento, i tanti bambini che arrivano in sede con animazioni e distribuzione di giocattoli. Questo è solo una parte di ciò che cerchiamo di fare ogni giorno sul territorio. È difficile guadagnare la fiducia di queste persone che si trovano ai margini della società e che raramente vengono ascoltate. Noi siamo felici di poterlo fare, di poter avere la possibilità di essere vicini a coloro che hanno bisogno. Continueremo a perseguire il nostro obiettivo, che prevede l’assistenza, l’aiuto e la cura di persone che non hanno nulla. Come sempre, cito questa frase: “Come si fa a salvare il mondo?” Lui rise, mi abbracciò e mi sussurrò: “Una persona per volta!” – PH Therese Redaelli
Da due anni, operiamo attivamente nel territorio di Castel Volturno, Italia, con il nostro ambulatorio. Oltre alle cure ai pazienti, abbiamo intrapreso un altro percorso, una sfida audace e doverosa che molti hanno evitato di affrontare: aiutare le ragazze, i transessuali e i transgender che vivono per le strade di Castel Volturno, vittime costanti di violenza e sfruttamento.
Queste ragazze sono state trascinate nella tratta, costrette alla prostituzione, costrette a nascondere la loro vera identità e a sopprimere le loro emozioni e il desiderio di giustizia. Sono vulnerabili al potere della mafia nigeriana, che controlla e sfrutta queste giovani donne. La loro sofferenza e rassegnazione sono devastanti e insopportabili.
Abbiamo cercato di far capire loro che c’è qualcuno a cui possono affidarsi, qualcuno che vuole ascoltarle e sostenere. La paura è l’unico sentimento che conoscono fin dall’arrivo in Italia. Arrivano dalla Nigeria e dal Brasile con sogni di pace e normalità, ma spesso si trovano deluse dalle promesse irrealizzate.
Abbiamo lavorato duramente per promuovere la prevenzione e la conoscenza sull’HIV, l’AIDS e la sifilide, essenziali per combattere le problematiche che possono diventare incolmabili. Siamo costantemente per strada, giorno e notte, consegnando disinfettanti, saponi, preservativi e protezioni che sono cruciali per prevenire malattie sessualmente trasmissibili.
Il passo più difficile è avvicinarle e spiegare loro l’importanza di proteggersi con un preservativo, per la loro vita e quella dei loro bambini. Queste ragazze, transessuali e transgender, non hanno mai sperimentato il supporto di qualcuno che si prendesse cura di loro e si interessasse sinceramente alla loro felicità e sicurezza. Vogliamo far loro capire che hanno il diritto di vivere una vita normale e dignitosa.
Un passo importante in questa missione è stato grazie alle nostre mediatici, spesso ex-prostitute che hanno avuto il coraggio di cambiare il loro destino e ora fungono da esempio per coloro che hanno paura. Le incoraggiano a sottoporsi a test e cure anonime e gratuite nel nostro ambulatorio.
Fortunatamente, una transgender si è unita a noi per restare al fianco di coloro che sono stati abbandonati da tutti. È un esempio vivente che la vita può cambiare e che non sono sole in questa battaglia. Alcune di loro si fidano abbastanza da chiedere aiuto per lasciare la strada senza subire violenze dai loro sfruttatori, mentre altre ancora hanno paura di avvicinarsi.
Scendere in strada è una sfida costante, poiché dobbiamo evitare di mettere in pericolo queste ragazze, sorvegliarle dalle persone che le sfruttano per il proprio guadagno e comprendere i rischi che gli operatori corrono avvicinandosi a loro e cercando di aiutarle.
Abbiamo scelto di andare dove nessuno vuole andare, anche nelle zone più pericolose dell’Africa, perché nessuno dovrebbe essere dimenticato. Queste ragazze sono state abbandonate da tutti senza un punto di riferimento. La nostra paura svanisce quando inizia la loro, quando decidono di fidarsi e di voler cambiare le loro vite.
Il sorriso di chi sa di esistere per qualcuno, di chi ti guarda negli occhi come una persona e non come merce, di chi trova la forza per combattere una battaglia difficile, è un sorriso nuovo che ci attraversa inevitabilmente. È la luce della speranza, che ci spinge a continuare e a lottare per un futuro migliore per queste giovani anime vulnerabili.
Vogliamo raccontarvi la storia di Fernanda, una donna che ha affrontato molte difficoltà nella sua vita, ma che oggi si impegna a aiutare coloro che si trovano nelle stesse situazioni in cui si è trovata lei un tempo. Originaria del Brasile, ha poi trovato la sua strada in Italia diventando una delle nostre preziose mediatici interculturali presso OSNM. La sua missione è quella di dare sostegno ai più fragili, senza distinzioni di provenienza o cultura.
Questo rappresenta uno degli obiettivi fondamentali della nostra organizzazione: essere presenti, aiutare e portare conforto e sostegno a coloro che non hanno nessuno a cui rivolgersi.
Chiediamo il vostro aiuto per poter continuare questa importante opera. Con il vostro supporto, possiamo offrire più seconde possibilità a persone come Fernanda e a chiunque abbia bisogno di aiuto. La solidarietà e l’empatia possono fare la differenza nelle vite di molte persone vulnerabili. Unitevi a noi nella nostra missione e donate ora per contribuire a un mondo migliore. Grazie di cuore.
Nonostante la guerra continui a mietere sempre più vittime, il nostro impegno nella Repubblica Democratica del Congo continua incessantemente.
Così come in molti altri luoghi nel mondo, non ci fermiamo.
Con il vostro prezioso aiuto, possiamo salvare migliaia di bambini. Tutti i bambini hanno il diritto imprescindibile di ricevere le cure necessarie per vivere una vita sana. Nei luoghi dove tali diritti mancano, ci sforziamo di essere sempre presenti.
Con una donazione di soli 10 euro, potete regalare 40 panetti di cibo terapeutico per curare la malnutrizione acuta.
Con 15 euro, è possibile fornire una terapia completa F-75 o F-100 di latte terapeutico, salvando così un bambino da una morte certa.
Ogni piccolo contributo conta, quindi vi invitiamo a donare ora e fare la differenza nella vita di questi bambini vulnerabili.
Un valido strumento per ridurre la mortalità infantile in Africa e in Asia sono gli alimenti terapeutici.
I trattamenti per curare la malnutrizione avvengono in più fasi:
Per verificare la malnutrizione, bisogna misurare la circonferenza del braccio del bambino con i cosiddetti MUAC.
Poi abbiamo la fase ambulatoriale, dove il nostro staff si prende cura dei bambini malnutriti attraverso un trattamento nutrizionale,
utilizzando alimenti terapeutici come il PLUMPY NUT della famosa azienda NUTRISET.
C’è anche la fase ospedaliera dove ci sono molti bambini malnutriti che non possono essere curati in semplici ambulatori
quindi vengono portati in ospedali per poter iniziare una cura per la malnutrizione diversa dal cibo terapeutico pronto all’uso poiché non riescono a nutrirsi da soli.
Loro avranno un tipo di alimentazione basata su due tipi di “latti” terapeutici chiamati F 75 e F 100
Tutti questi alimenti che abbiamo citato contengo tutto ciò che serve all’organismo del bambino per farlo uscire dalla malnutrizione
€1 uguale a 1 kg di riso
€5 assicuri un pasto proteico a tre bambini
€10 uguale a 40 bustine di cibo terapeutico pronto all’uso pumply’nut..terapia completa per malnutrizione moderata
€15 terapia completa malnutrizione grave 49 bustine di pumply’nut e un flacone di F75
€20 terapia completa per la manutenzione acuta
F 100 & F 75
In più ci sono i farmaci per la malaria, il colera, la febbre tifoide e ilnome e tante altre malattie infettive.
Poco fuori Marsabit, in un letto asciutto di un fiume alcune donne della tribù Borana si stanno calando sempre più in profondità all’interno di una pozza scavata nel terreno.
Formano una lunga catena umana , dove secchi gialli colmi di acqua vengono passati di mano in mano sulle note di un canto che le aiuta a mantenere il ritmo .
I pozzi tradizionali hanno tenuto al sicuro le persone e il bestiame per generazioni, fino a questa attuale siccità, quando hanno smesso di dare acqua. “Non c’è mai stata una siccità come questa che ha fatto prosciugare i tradizionali pozzi ; Mai nella storia”, racconta un ‘anziana della comunità, con un’espressione incredula.
Qui l’acqua è diventata merce rara.
Siamo nella stagione delle piogge ma di rovesci non c’è alcuna traccia, e così è stato per gli ultimi quattro anni, facendo precipitare il nord del paese con gran parte del corno d’Africa, in una situazione di emergenza umanitaria, forse la peggiore degli ultimi quarant’anni.
Gli effetti di questa cruenta siccità sono ben visibili un po’ ovunque nel Corno D’Africa, dove l’approvvigionamento idrico sta diventando un’operazione quotidiana che coinvolge lunghe code di camion che trasportano acqua pulita ai cittadini .
Le città sono pressoché al collasso, ma la situazione nelle aree più remote ed isolate è devastante.
Se si lascia Marsabit alle spalle e si prosegue lungo la direttrice nord ovest, la strada dapprima una polveriera di sabbia rossa, si trasforma in un ‘infinita pista di sassi e buche.
Qui la terra è desolante , una vasta distesa vuota e silenziosa, interrotta solo da una manciata di rare oasi, animata dai nomadi e dai loro cammelli intenti ad attraversare il deserto del Chalbi.
La maggior parte delle famiglie di pastori hanno un bestiame ridotto all’osso. La loro unica possibilità è quella di attendere gli aiuti umanitari o quelli del governo, benché molte comunità siano molto risentite dalla scarsa partecipazione statale.
“ Ci hanno lasciato delle grosse taniche blu con la promessa che sarebbero state riempite d’acqua regolarmente “ dice una donna appartenente alla tribù dei Turkana.
“ Questo è avvenuto in campagna elettorale, ma una volta che le elezioni sono state svolte, non si è più visto nessuno”.
Il pozzo più vicino dove prelevare acqua pulita dista sette chilometri ma non tutte le donne riescono a percorrerli, con i loro secchi gialli sul capo.
Il sole brucia e benché le alte temperature siano mitigate da una brezza costante, diventa comunque difficoltoso percorrere tutti quei chilometri quando si ha poco o niente nello stomaco.
“ Ogni tanto passa un camion del governo che carica le ragazze più giovani e le porta a prelevare l’acqua” , aggiunge un’altra donna, “ma non possiamo contare solo su quel passaggio sporadico”.
Loiyangalani, Turkana County
Loiyangalani è un grande villaggio che giace sulla sponda est del lago Turkana, un tempo Lago Rodolfo, dove una manciata di costruzioni in cemento si alternano ad un innumerevole quantità di manyatta .
A Loiyangalani c’è qualche punto di prelievo d’acqua in più che altrove , ma la situazione non appare in ogni caso molto rassicurante. La popolazione sta aumentando e le capanne crescono come funghi in estensione. I suoi abitanti si chiedono se basterà per tutti , o se un giorno la sorgente di acqua pulita finirà le sue riserve.
Il lago Turkana, è considerato il più grande lago alcalino al mondo. Un bacino lacustre circondato da rocce vulcaniche le cui acque con una salinità del 2,4 % , sono note per essere popolate da coccodrillo del Nilo e ippopotami.
Sebbene il lago sia incline all’evaporazione, la principale minaccia alla sua esistenza è la diga di Gibe III in Etiopia, inaugurata nel 2015, costruita lungo l’insenatura principale del lago, il fiume Omo. Questo fa temere che l’affluenza dell’acqua possa ridursi drasticamente, mettendo a repentaglio la vita di migliaia di indigeni che dipende dalle riserve ittiche del lago, come per esempio quella degli El molo , il più piccolo gruppo etnico di pescatori che vive direttamente sulle rive del lago ai margini di Loiyangalani , la cui pura sopravvivenza dipende esclusivamente dalle acque del Turkana.
Gli El Molo, sembrano essersi arresi al consumo di acqua del lago e non si scomodano più nemmeno ad andare ad attingere da pozzi l’acqua pulita, bevendo invece quella che offre il bacino lacustre.
Ma se la dieta povera ed esclusivamente basata di tilapia e pesci gatto , li rende individui particolarmente fragili , l’alta concentrazione di fluoruri e metalli pesanti presenti nelle acque del lago gli scolora i denti e deforma le ossa, rendendoli ancor più suscettibili a malattie come il tifo e il colera.
Visitare queste zone non lascia alcun dubbio sul cambiamento climatico in atto e per ironia della sorte, questi popoli stanno subendo maggiormente gli effetti nonostante siano quelli che hanno contribuito meno alle emissioni di carbonio.
Turkana, Samburu , El Molo e Rendille sono solo alcune delle tribù seminomadi che vivono in quest’area desertica. Alcuni di esse vivono di pesca, altri contano sul loro bestiame come unica fonte di ricchezza, ma la decimazione di mandrie e greggi li sta paralizzando mettendo a rischio la loro stessa sopravvivenza .
Lungo i margini delle piste sconnesse che tagliano la più vasta zona arida del paese, non si contano le carcasse degli animali , alcuni ancora in evidente stato di decomposizione.
La siccità colpisce indistintamente uomini, animali domestici e selvatici.
Un ranger dell’associazione GrevyZebratrust racconta di come sono stati costretti ad alimentare alcune specie di fauna selvatica, come la rara zebra di Grevy , all’interno delle riserve e parchi nazionali nei momenti di maggior siccità.
“ E’ un’operazione che è stata ben valutata anche con la collaborazione con la Grevy Zebra technical Committy , perché si sa che alimentare la fauna selvatica aumenta la loro dipendenza dall’uomo. Ma quando l’alternativa è morire di fame un piccolo aiuto a scapito della riduzione dello stato selvaggio, è un prezzo accettabile da pagare per la loro sopravvivenza “.
Il nord del Kenya , come le altre aree circostanti ( Sud Sudan, Etiopia e Somalia) sono avvezzi a periodi infausti, dove è necessario mettere in campo importanti sinergie per sopravvivere alla carenza d’acqua, ma nella realtà dei fatti anziché unire le forze per un problema comune, ci si inasprisce contro il gruppo etnico rivale.
Katana, la guida, cuoco e tuttofare che mi ha accompagnato durante il viaggio ( la presenza più preziosa), sconsiglia di percorre alcune piste , in particolare modo quella unisce Baragoi a Maralal .
“ Ci sono stati scontri tra i Borana e Gabbra , e parecchi episodi di banditismo.”
I morti annuali per conflitti pastorali in questa regione sono passate da 500 a più di 3.000 nell’ultimo decennio, anche se molti non vengono riportati.
I raid sono sempre stati parte della cultura pastorale, ma le continue siccità sempre più gravi stanno inasprendo i conflitti tra i gruppi nomadi rivali.
Alcuni ricercatori stimano che un solo grado di riscaldamento globale aumenterà la probabilità di conflitto di un minimo del 17%.
Ora più che mai serve una sinergia di aiuti umanitari per ridurre le possibili conseguenze di questa carestia, prima che sia troppo tardi.